storia

Del mio primo tatuaggio.

Ho un vezzo da diversi anni.

Quando mi sento particolarmente vulnerabile, quando ho bisogno di difendermi, quando percepisco dolore, in ogni sua forma, faccio sempre lo stesso gesto, incondizionato.

Porto la mano destra sulla mia cicatrice alla base del collo, come un foulard che sa  mimetizzarsi con la grana della pelle.
Quel segno orizzontale lungo circa 3 centimetri, seppur molto discreto, mi ricorda con gentile veemenza quanto sia fortunata.
Subito dopo l’intervento ne ho avuto una cura maniacale. Prima i cerotti, poi le creme cicatrizzanti, poi quelle elasticizzanti, poi le protezioni solari a schermo totale, poi le creme idratanti.

Con il passare degli anni ho lasciato alle spalle ad uno ad uno questi rituali senza quasi accorgermene, che alla fine quel segno mi dona anche un po’.
Una Z di Zorro monca, una firma incrostata sul bordo di un’opera d’arte, un tatuaggio inaspettato su una pelle ancora vergine, non voluto e poi amato, che non permetto a nessuno di sfiorare come fosse la mia personalissima Monnalisa protetta da una teca di invisibile e costante premura.

C’è chi si mette la mano sul cuore per presa di coscienza, chi sugli occhi per incoscienza,  io sulle cicatrici per ricordarmi che è solo con le mie mani che posso proteggermi.

3 pensieri riguardo “Del mio primo tatuaggio.

  1. Mi è capitato di leggere questo tuo post… mi era capitato di leggere anche il precedente. Non amo leggere, ma quanto scrivi, forse la forma che adotti nello scrivere, non ti permette di lasciare incompiuta la lettura (certo se fossero 100 cartelle sarebbe diverso 😉 ). Bello.

  2. “La scuola è una gran cosa e soprattutto se ti insegnano ad amare
    i capolavori del passato, però è un peccato che tu non li puoi vedere, né toccare”, cantava Graziani in Monna Lisa… Tu sei il Leonardo del post, che attira, muove e scuote tutti i sensi…

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